La bomba by Enrico Deaglio

La bomba by Enrico Deaglio

autore:Enrico Deaglio [Deaglio, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2019-08-30T09:17:00+00:00


Un “caso Pinelli” nel 1898. L’anarchico Romeo Frezzi viene trovato morto nel cortile del terribile carcere San Michele a Roma. La polizia parlò di “un aneurisma”.

Un episodio poco noto delle Cinque giornate di Milano

Strana storia, davvero. Era cambiata l’Italia, dopo settant’anni, due guerre, una dittatura e la nascita della Repubblica? Era quello che chiedeva – e innocentemente si augurava – il J’accuse di un’Italia moderna.

Sì, certo, era cambiata. Ma meno di quanto si sperasse.

Questa storia – di intellettuali, di opinione pubblica – ha un epilogo. Vent’anni dopo la strage di Piazza Fontana, nel 1988, i carabinieri presentarono all’Italia un “pentito”, che accusò due dirigenti e un militante di Lotta Continua di essere esecutori e mandanti dell’omicidio del commissario Calabresi, avvenuto nel maggio del 1972. A quell’epoca, si dava per scontato che nessuna verità sarebbe mai stata raggiunta su chi aveva messo la bomba e, francamente, la “piazza Fontana” era diventata una “piazza lontana”. Il clima politico, in Italia, era cambiato, le persone che cercavano verità si erano anche un po’ stufate di non trovarle. E però quella storia di Lotta Continua che aveva diffamato Calabresi, e quella storia dei più di settecento intellettuali che avevano avuto parole dure per lui, ritornò di attualità. La vedova del commissario, per prima, fece capire che quelle firme, quelle accuse, avevano di fatto armato la mano degli assassini di suo marito. Insomma, che gli intellettuali di sinistra che avevano firmato quell’appello se ne sarebbero dovuti vergognare. E infatti, alcuni – non molti, in verità, un pugno – fecero pubblica ammenda. Per il linguaggio troppo duro, per la loro buonafede estorta, per la loro gioventù. La diocesi di Milano avviò un processo di beatificazione del commissario Calabresi, “martire della fede”, ucciso dalla sinistra.

Lo scrittore Leonardo Sciascia, che dieci anni prima era stato messo sotto accusa per non aver approvato la “linea della fermezza” durante il rapimento di Aldo Moro, mi suggerì la lettura di uno sconosciuto episodio risorgimentale, che parlava però anche di noi moderni. Riguardava il suo amato Alessandro Manzoni e l’aveva trovato studiando il suo epistolario. Eccolo. (Lo potete trovare anche nella raccolta di suoi saggi, Cruciverba.)

Durante la terza delle cinque gloriose giornate di Milano riuscì a penetrare in città, travestito da carrettiere, quell’Enrico Martini, che fu poi deputato al Parlamento italiano per il collegio di Crema, sua patria, e che morì nel 1868. Egli veniva da Torino, dove aveva parlato con Carlo Alberto, il quale gli aveva detto che il suo più vivo desiderio era d’aiutare l’insurrezione, occupando Milano con il proprio esercito, ma che per far ciò contro il parere di tutta la diplomazia europea ci sarebbe voluto un pretesto: per esempio, una petizione de’ più cospicui cittadini di Milano, che lo avessero chiamato sotto il colore di salvar la città da una possibile anarchia. Appena il Martini ebbe partecipato questa cosa ai capi dell’insurrezione, la petizione fu stesa, e se ne fecero cinque o sei copie. Una ne prese il Broglio, e corse dal Manzoni per farla firmare per primo. Lo trovò sulla porta di casa in compagnia del Sogni.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.